
The Roots: Dove il tempo custodisce ciò che siamo
Ci sono periodi della nostra vita che non svaniscono mai del tutto. Persistono come strati sovrapposti: memorie, partenze, ritorni mancati. Sono i fili tesi che ci legano alla terra da cui veniamo, anche quando l’orizzonte ci porta altrove. In questi interstizi emotivi nasce The Roots, la seconda mostra di Art Industry, un progetto che affronta la tensione tra ciò che abbiamo lasciato e ciò che continuiamo a portare con noi.

Kapi MIchalska
L’esposizione mette in scena un movimento doppio: da un lato l’assenza, la mancanza, le ferite che il tempo non ha mai del tutto rimarginato; dall’altro la forza che da queste lacerazioni può emergere. Come nei territori attraversati dalle stagioni, anche noi cambiamo forma: ciò che sembrava perdita trova una nuova luce, ciò che appariva lontananza diventa radice.
Le opere esposte esplorano la memoria come un campo stratificato, dove il passato non è un’immagine immobilizzata, ma una materia viva. Ogni artista interpreta l’idea di “radice” come vincolo, nutrimento, ferita o slancio. Ne nasce un itinerario intimo che invita a riconoscere le geografie interiori che abitano ciascuno di noi: case lasciate, case immaginate, case ritrovate.
The Roots non è soltanto una mostra, ma un ponte: collega ciò che siamo stati a ciò che siamo diventati. Un viaggio silenzioso in cui lo spettatore attraversa il proprio tempo, scoprendo che le radici non trattengono — tengono insieme.
Digital Video - David Norbert