
"Building Biospheres", il padiglione belga alla Biennale Architettura 2025
Circa un mese fa ho soggiornato per vari motivi a Venezia, uno dei pretesti, ovviamente, era per la Biennale di Architettura 2025, con il titolo Intelligens. Natural. Artificial. Collective a cura di Carlo Ratti.
Tutta la Biennale è incentrata sulla problematica dell’emergenza climatica, le possibili conseguenze ed eventuali soluzioni.
Non scriverò di tutti i Padiglioni, bensì mi focalizzerò su uno in particolare che mi ha attratto per diversi motivi. Sto parlando del padiglione belga situato ai Giardini della Biennale. Il concept espositivo Building Biospheres dell’architetto paesaggista Bas Smets e del biologo Stefano Mancuso, hanno catturato subito la mia attenzione per la loro dimostrazione di relazione- natura che in qualche modo ha richiamato la mostra Tempus Tenera di Julia Campbell-Gillies a cura mia presso l’Acquedotto Augusteo del Serino, tenutasi a gennaio-febbraio 2025 a Napoli. Tale relazione di natura-architettura mi sta molto a cuore e nel momento in cui mi sono ritrovata dinanzi questa piccola biosfera, dove le piante svolgono un ruolo di purificazione e rigenerazione all’interno di edifici, ho capito ancor di più quanto sia di rilievo l’importanza della natura.
La creazione di microclimi interni che possono regolare l’eccessiva umidità, rinfrescando gli ambienti, producendo ossigeno e assorbendo anidride carbonica possono essere nella realtà quotidiana una soluzione per l’emergenza climatica, specialmente durante le estati sempre più calde e afose. Ma è un’occasione anche per approcciarsi di nuovo agli elementi naturali e le loro molteplici utilità.
Il progetto Building Biospheres, usa le recenti conoscenze sull’intelligenza vegetale e si pone come obiettivo quello di far diventare i contesti urbani più vicini al mondo naturale.
L'installazione, composta da oltre 200 piante di specie vegetali subtropicali, occupa l’area centrale del Padiglione del Belgio, mentre le altre sale presentano la storicizzazione del progetto e la proiezione in tempo reale dei dati di quest’ultimo.
Si entra in un laboratorio, dove l’intelligenza naturale è osservabile, seguita costantemente da un team di esperti per mettere in luce le nuove ricerche relative all’impatto dell’intelligenza vegetale sull’architettura e in dettaglio sul clima interno degli ambienti costruiti. Le piante sono dotate di sensori e tecnologie reattive che influenzano l’umidità, la temperatura e la qualità dell’area.
Le specie vegetali anche se sembrano “ferme” agiscono in modo silenzioso ma dinamico, influenzando positivamente il contesto in cui sono state collocate.
L’èquipe di supporto che monitora tale processo è composto da: Erik De Waele esperto Botanico, Lisa De Visscherconsulente architettonico, Véronique Patteeuw consulente storico, Kathy Steppe (UGent), Facoltà di Ingegneria Biomedica, Dipartimento di Piante e Colture e Dirk De Pauw (Plant AnalytiX) sviluppatore di software.
Mentre il team di progettazione si divide in Elmēs e Panta, i quali hanno studiato l’impatto dell’intelligenza vegetale sull’architettura: Thomas Mertens, Quang-Vinh Linh e Jochen Schamelhout (Elmēs), Stefaan Jamaer (Panta).
Le altre proposte invece sono di Maud Gerard Goossens e Henri Uijtterhaegen, Lisa Mandelartz Schenk e Steven Schenk.
Le proposte riguardanti nuove modalità di coesistenza ci invitano a riflettere sull’urgenza di affrontare tempestivamente queste problematiche. È fondamentale riconoscere quanto l’umanità si sia progressivamente allontanata dal rispetto dovuto alla Terra, che rappresenta la nostra casa comune, mentre noi ne siamo semplicemente ospiti temporanei.
Testo di Chiara Cesari