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Julia Campbell-Gillies: la caducità della vita, la natura come Memento Mori



La morte è il topos più affrontato dall’uomo, il quale ne ha contrassegnato l’immaginario e le opere. 


Numerose sono state le raffigurazioni che interpretavano l’emblema della Vanitas ai sottogeneri del memento mori.


Julia Campbell-Gillies va oltre, attraverso le sue composizioni floreali non vi è nulla di artificiale; è la stessa natura a guidare i visitatori lungo questo processo di nascita, crescita e decadimento, silenzioso ma carico di significato.


I fiori, con i loro colori vivaci, sono percepiti come la risposta sorridente della Terra all'arroganza degli esseri umani che si illudono di poter dominare. Essi rappresentano gli unici elementi che mantengono ancora un collegamento con la Natura e che occupano una posizione centrale nella scena. Quella natura rappresentata attraverso le composizioni di Julia, conserva ancora il senso delle cose: vive e muore per poi rinascere. Le installazioni di Campbell-Gillies stimolano riflessioni sulla caducità dell'esistenza, riportando l'attenzione sull'effimero e sul superfluo, sull'assenza di valore e sulla bellezza falsa e artificiale.

Julia, mediante l’uso dei fiori e talvolta della poesia, evoca immagini e sensazioni oniriche che richiamano il costante significato della vita, dell’amore, della felicità, della nostalgia e della malinconia. In Tempus Tenera, ricorda altresì la più antica paura dell’uomo: la morte. Questo grande dogma esistenziale che ci accompagna da secoli viene però presentato con estrema dolcezza, suggerendo che anch’esso fa parte integrante della vita, poiché fin dal momento della nascita siamo inevitabilmente prossimi alla morte.


La metafora dei fiori che ci sottopone Julia, intesa come monito riguardo a ciò che potremo diventare, rappresenta un invito esplicito all'auto riflessione su questa tematica e sul trascorrere del tempo.

Numerose sono le domande e scarse le risposte; dobbiamo solo attendere il nostro momento.

Di Chiara Cesari



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