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La nascita del Punk

La nascita del Punk


È curioso, perché mentre scrivo di Punk sto ascoltando Grace di Jeff Buckley, e in particolare Mojo Pin che ho messo in loop. È un genere diverso, ma la musica, come tutte le arti, sa aprire tante finestre.


Ma torniamo a parlare della nascita di questo “caotico” Punk.


Era il 1976, Londra, quando venne prodotto un disco, che darà il via all’ultima rivoluzione pop-punk.


Il disco è dei Sex Pistols, definiti iniziatori del Punk.


Dobbiamo fare due importanti distinzioni, il termine Pop nasce in Inghilterra mentre la parola Punk si individua nella New York dello storico locale CBGB’s, un contesto ricco della new wave newyorkese dove si sono esibiti Patti Smith, i Ramones e Television.


L’etimologia del termine Punk è dispregiativa, indica ogni forma di rifiuto e scarto, scarsa qualità. Fu utilizzato, probabilmente, nel 1975 da due giovani fumettari underground.


È assolutamente percepibile che il Punk non è solo un genere musicale, ma un lifestyle aggressivo e provocatorio con un’estetica tutta sua. Chi è del movimento si tinge i capelli di vivacissimi colori, li taglia in modo interessante, indossa vestiti stracciati, attacca spille da balia sul cappotto in pelle, indossa orpelli da sex shop.


A metà degli anni ’70, il proprietario di un piccolo negozio di moda a Londra riconobbe la necessità di avere un gruppo rock per promuovere i suoi abiti. Nel 1977 il negozio venne chiamato Seditionaries, e tra gli ideatori spicca Vivienne Westwood. Nata nel 1941, Westwood è una figura di grande rilievo la cui carriera si sviluppò inizialmente creando abiti per i Sex Pistols. La sua influenza nella moda si manifestò attraverso creazioni innovative come gli iconici Seditionary Boots, stivali progettati da lei stessa che divennero simbolo di ribellione contro il sistema, l’autorità e la legge. Questo periodo segnò l’inizio di una nuova prospettiva in cui il corpo - inteso come Body Art - acquisiva significati diversi, includendo espressioni di sessualità esplicita e aspetti performativi. Ritornando ai Sex Pistols, furono scovati da McLaren, uomo di gran fiuto d’affari, decide di creare un suo gruppo musicale, affidando l’immagine grafica a Jamie Reid, creatore di manifesti, copertine e adesivi, con


una forte influenza Dada e Surrealista.


McLaren sceglie quattro ragazzetti, Paul Cook, giovane diciottenne, ragazzo timido che suona malissimo la batteria. Steve Jones, di lavoro fa il ladro ma sa suonare abbastanza bene la chitarra. Glen Matlock, uno


studente della Martin School of Art che si cimenta col basso. L’ultimo, troppo educato, lascia il posto a Syd Vicious.


Il cantante invece lo trova Vivienne, si chiama Jhon Lindon, un barbone gentiluomo, appassionato di Shakespeare e di William Blake.


Le peculiarità di questo gruppo sono il loro atteggiamento e il loro abbigliamento che fanno trasparire sempre dei messaggi.


“Odiamo tutto”, famosa dichiarazione dei ragazzi in una delle loro conferenze stampa. Dalla loro frenesia sul palco nasce addirittura un vero e proprio “ballo” se così si può definire.


Stiamo parlando della nascita del “pogo”, il pubblico preso dall’energia che emana il gruppo inizia a saltare,si scontra, sputa e si fa male.


Per non parlare delle loro iconiche Cover curate da Jamie Reid, come per esempio l’opera grafica per il singolo GOD SAVE THE QUEEN. Secondo Jhon, frontman del gruppo:


“Questo maledetto disco non riguarda la Regina, ma quello che tu senti nei confronti di quella donna. È come qualsiasi altra persona, ma a guardarla alla televisione non sembra un essere umano. È un manichino che si portano in giro su un carrello.”




Testo di Chiara Cesari

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